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Storia dell’acquedotto da Roma all’Unità d’Italia
L’ Acquedotto Storico di Genova è un’antica struttura architettonica situata nella val Bisagno, che ha garantito per secoli l’approvvigionamento idrico del comune di Genova e del suo porto. Ha inizio dal comune di Bargagli, nell’alta valle, e attraversa per intero i quartieri di Struppa, Molassana, Staglieno e la circonvallazione a monte, nel quartiere di Castelletto, dove si divide in due rami che terminavano nei pressi del porto antico, uno alla darsena e l’altro all’altezza della ripa, in piazza Cavour, dopo aver alimentato la grande cisterna di piazza Sarzano. La Valbisagno sin dall’epoca romana ha “donato” l’acqua alla città di Genova, bisognosa di questo essenziale elemento per la vita degli abitanti, per l’attività di molini e opifici, per il rifornimento delle navi, che sceglievano l’approdo al molo, per l’approvvigionamento idrico. Duemila anni fa a Molassana, avvenne la prima captazione di acque dal Bisagno arricchite dai corsi d’acqua provenienti dalla val di Lentro, tra il Giro del Fullo e le ripide di monte Montanasco. Attorno al 1050 venne scelto il sito del Veilino, sopra Staglieno, con la necessità di opere murarie a sostegno dei canali. Gli amministratori si affrettarono, in quella occasione, ad intrecciare il bisogno della funzionalità e del trasporto di ingenti quantità di acqua con l’arte, dando vita ad opere di architettura ancora presenti. Nel 1275 il punto di inizio dell’acquedotto venne spostato a monte presso la frazione di Trensasco e il nuovo ramo dell’acquedotto fu realizzato da Marin Boccanegra, della famiglia del capitano del popolo Guglielmo. La penuria idrica portò nel 1491 alla creazione del magistrato delle acque, che preparò una specie di piano regolatore volto all’incremento delle risorse prima sul tratto esistente, poi con il prolungamento da Trensasco alla frazione La Presa di Bargagli, deciso nel 1623 e attuato in pochi anni.
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