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I giganti di marmo
dell’Ospedale San Martino
conferenza itinerante a cura di Luciano Rosselli
Vi siete mai chiesti quante siano le statue in marmo che si incontrano lungo i viali dell’Ospedale San Martino e quale sia la loro simbologia nascosta? Statue alte più di tre metri, con un peso che sfiora le quattro tonnellate, in piedi o sedute e che rappresentano i benefattori che dal 1590 ai primi anni del ‘900 con la loro ricchezza e generosità si sono pagati il rispetto delle istituzioni e il diritto all’immortalità. Un importante patrimonio storico artistico composto da uomini e donne protagonisti di quella beneficenza che ha fatto la storia dell’assistenza ai poveri ed ai diseredati. Inizieremo questo percorso tra i padiglioni della chirurgia, antichi giganti in cemento, un po’ dismessi, che sembrano riposare dopo aver assolto la loro funzione per quasi un secolo. Osserveremo accanto a questi padiglioni tra a alberi di pino, tiglio e siepi di glicine e pitosforo le statue dei benefattori, qui piuttosto numerose, che integrandosi perfettamente con l’ambiente creano un itinerario visivo composto di decine di particolari interessanti, dettagli dei visi, degli abiti, dei cartigli, dalla foggia dei colletti sino agli ornamenti dei calzari. Finezze che si rivelano scolpite nel durissimo marmo di Carrara che riproduce una miriade di personaggi del passato genovese. Continueremo il nostro percorso in un contesto fiabesco, lungo il viale che porta al castello Boccanegra, nel quale si riconosce un bellissimo giardino di pini, cipressi e siepi di bosso, impiantate in modo da creare percorsi caratteristici dei giardini all’italiana, il riposo ideale per alcuni di questi magnifici in marmo. Scenderemo infine verso il parco principale della struttura ancora oggi ricco di fascino, un progetto molto articolato, studiato per essere armonioso anche visto dai terrazzi dei vari padiglioni. Qui scopriremo altre statue che con l’atteggiamento assorto e lo sguardo malinconico, animate da panneggi mossi, sembrano dialogare con l’ambiente circostante, per renderci partecipi delle loro seicentesche riflessioni
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