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Dante Alighieri, i genovesi e le terre di Liguria

Guerre tra guelfi e ghibellini, congiure, anatemi, scomuniche e roghi: questi gli elementi che caratterizzarono l’epoca in cui visse il Sommo Poeta. In un’Italia che versava in un’anarchia totale, Dante si ritrovò esule viaggiatore. Si recò anche in Liguria, dove, in missione diplomatica, negoziò la pace tra i Malaspina e il vescovo-conte di Luni, di cui resta il documento datato 6 ottobre 1306. Molti furono i contatti con la Liguria, più volte citata nella Commedia da Levante a Ponente, dalla Lunigiana a Noli. Genova non è menzionata e non sappiamo se davvero Dante vi sia passato. Egli si limita a citare i genovesi nella famosa invettiva: “Ahi! Genovesi huomini diversi d’ogne costume e pien d’ogni magagna, perché non siete voi del mondo spersi?” 33º Canto dell’Inferno. Perché Dante diede un giudizio così severo nei loro confronti? Nella Divina Commedia il Poeta nomina molti genovesi di casate importanti quali Papa Adriano V (Ottobono Fieschi) e Branca Doria, alcuni conosciuti personalmente, altri no. Sebbene il giudizio di Dante nei confronti dei genovesi sia stato così duro, gli stessi dal canto loro nel corso dei secoli hanno dimostrato di amarlo. Infatti, non tutti sanno che la prima versione della Commedia è stata pubblicata a Genova nel 1336 e che nel corso del XIX secolo ben tre poeti dialettali hanno tradotto la stessa in genovese. Dante, dopo essere caduto nell’oblio dei secoli, fu riscoperto da Giuseppe Mazzini che lo valorizzò, facendolo conoscere al grande pubblico, rimettendolo al giusto posto di patriota, come padre della lingua italiana.

a cura di Patrizia Marica – storica dell’arte

 

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