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Dall’Action Painting alla Body Art
a cura di Barbara Cadei – storica dell’arte
L’arte contemporanea ha comportato un radicale spostamento dell’attenzione collettiva dall’opera all’azione dell’artista. Nel contesto dell’Action Painting Pollock ha camminato sulle sue tele colandovi sopra il colore e privilegiando la ricerca del gesto. Il concetto diviene, per alcuni artisti, uno tra i vettori più importanti nella scelta delle opere da proporre al pubblico. La tematica della corporeità, grazie a un inusuale utilizzo del corpo, è strettamente legata agli avvenimenti storici della fine degli anni Sessanta. E’, infatti, all’interno dei processi di cambiamento storico e sociale che gli eventi estetici si collocano come momento di indagine profonda del sé, e nella proliferante ondata di spinte conoscitive la corporeità si afferma come il territorio privilegiato di ricerca identitaria. Non è estraneo, infatti, all’espressione del corpo il discorso del cosiddetto ‘terzo teatro’ legato ad Antonin Artaud, così come confluiscono nella tematica corporea pratiche orientali come il Mudra (che regola i gesti simbolici delle mani) e lo Zen (filosofia che si basa sulla concentrazione e sul controllo corporeo). La Body Art è stata un’arte che ha usato il corpo come mezzo espressivo, il corpo come oggetto su cui compiere operazioni o come soggetto che agisce in un luogo e determina eventi. Il movimento partì dagli Stati Uniti e arrivò in Europa attorno al 1968. I suoi più significativi esponenti sono stati O. Mühl, Gilbert e George, U. Lüthi, B. Naumann, G. Brüs, H. Nitsch, K. La Rocca, G. Pane e Vito Acconci. La Body art è, dunque, la corrente artistica che, attraverso il suo eccessivo codice visivo, si pone il problema dell’In-der-Welt-sein, ossia dell’essere al mondo e del collocamento dell’individuo all’interno della società.
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