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Crociate, camalli, gru ad acqua…il Porto di Genova
Il Porto di Genova, inizialmente solo un’insenatura naturale, comincia ad essere attivo fin dal V secolo a.C. La storia del Porto Antico, denominato Mandraccio è la storia di un approdo che ha seguito il corso delle innovazioni nella struttura delle navi e nei modi di imbarco e sbarco delle merci. Già al centro dei traffici nell’antichità e nel corso del Medioevo, dopo l’anno Mille sorsero i primi pontili in legname. Dal 1099 al 1815 Genova mantenne con diversi gradi la sua sovranità e fu una vera capitale europea, creando in tutto il Mediterraneo una rete di punti di appoggio commerciali e navali (i cosiddetti “fondaci”) che costellavano tutte le sponde dei mari fino al Mar Nero. Tra il XIV ed il XVI secolo, i facchini – chiamati a Genova camalli dal turco hamal (portatore) – non si limitano al semplice trasferimento delle merci nei magazzini portuali, ma ne seguono gli spostamenti in un’area molto più vasta, arrivando a rifornire, oltre ai dettaglianti cittadini, anche i luoghi di partenza delle carovane da soma dirette oltre gli Appennini. Elemento caratteristico dell’abbigliamento dei camalli era lo “scossalin” (grembiule) legato in vita di tela blù, il famoso tessuto universalmente conosciuto come “Blu di Genova”, progenitore dei moderni jeans. I “ligaballe” erano specializzati nella confezione e nella riparazione delle merci in colli. Tra il 1874 e l’inizio del XX Secolo Genova vive un nuovo periodo di sviluppo marittimo con la costruzione del nuovo porto che verrà ampliato notevolmente anche nel 1919 e nel 1945. Negli ultimi decenni i traffici portuali si sono spostati sempre di più verso il Ponente cittadino e la vecchia area – il “porto antico” – ha trovato il proprio nuovo utilizzo partendo dalla ristrutturazione del 1992.
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