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Aperitivo con il sommozzatore
a cura di Gaetano Tappino
Oltre il buio, oltre la pressione che schiaccia, uomini di grande passione e competenza operano in condizioni primitive anche fino a 100 metri di profondità. Uomini all’apparenza ordinaria, che avrebbero tutti i requisiti per essere considerati straordinari, che operano nelle profondità marine, dove occorre intervenire per costruire, ispezionare e riparare piattaforme e impianti petroliferi. I ritmi lavorativi di un subacqueo di alti fondali sono scanditi da periodi di lavoro circoscritti e, devono seguire regole ferree affinché il fisico possa recuperare, evitando l’esposizione a possibili conseguenze per la salute. Per un alto-fondalista, come si definisce in gergo, ventotto è il numero massimo di giorni che un sub può fare in un turno, considerate le condizioni di pressione e di buio delle profondità marine. Dalle procedure di saturazione per abituare il fisico allo stesso livello di pressione nell’ambiente marino esterno che avviene all’interno dell’impianto di saturazione (ambiente pressurizzato nel quale i sommozzatori vivono durante il turno, quando non sono in acqua), all’interno della “campana” quando vengono portati alla profondità in cui devono operare. La campana e l’impianto di saturazione diventano la loro casa, il luogo dove trascorrere le ore all’ asciutto. Uno spazio molto ristretto da condividere con gli altri colleghi, dove nasce un legame forte, perché sott’acqua a profondità elevate, il compagno di immersione è più che un collega, è l’unica persone che può intervenire in una situazione di pericolo.
SEGUIRA’ APERITIVO
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