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a proposito di…Edvard Munch
Nei libri d’arte Munch viene spesso e volentieri inserito tra i simbolisti e tra i primi esponenti dell’espressionismo, importante movimento artistico del primo Novecento. Fin da giovane, nel decennio del 1880 Munch aprì la sua arte alle proprie emozioni. In questo modo ruppe con il naturalismo dominante, che dava la priorità all’oggettivo e non al soggettivo. Fu un precursore delle correnti artistiche del decennio del 1890, dove si impose l’aspetto psicologico e soggettivo. Temi esistenziali come l’angoscia, la morte, la gelosia e la melanconia divennero centrali. Nella sua ricerca nell’esprimere “le visioni più sottili dell’anima” sviluppò la sua caratteristica forma espressiva. Elaborò nel corso della sua attività artistica una serie di simboli ricorrenti per rappresentare stati d’animo ed emozioni e i colori hanno avuto spesso un ruolo altamente simbolico nelle sue opere. Lungo l’intero corso della sua esistenza, Munch ha cercato la luce, in tutti i sensi, perché tanti erano i lati oscuri e gli spettri che lo perseguitavano: dai lutti vissuti fin dalla tenera età ai problemi di salute, fino all’alcolismo. “Ho ereditato due dei più temuti nemici dell’umanità: tubercolosi e malattia mentale. Malattia, pazzia e morte sono gli angeli neri che hanno attorniato la mia culla” scrisse. Angeli neri che Munch affrontò con l’arte, lavorando senza sosta, fino ai suoi ultimi giorni.
a cura di Diana Marcello – storica dell’arte
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