- Questo evento è passato.
La Genova di Mary Shelley
a cura di Silvia Neonato e Carla Sanguineti
Inverno 1822, la collina di Albaro è “solitaria e battuta dal vento” e due dei più celebri scrittori inglesi di tutti i tempi scendono, giovani e nel pieno della loro vita avventurosa, lungo la creuza che un giorno diventerà via Zara. Lord Byron meditando sui suoi poemi, i suoi amori e le imprese a favore dei “popoli oppressi”, Mary Shelley venticinquenne, già vedova dell’amato Percy, triste e infreddolita perché priva dei mezzi sufficienti a scaldare i grandi saloni della villa di via San Nazaro che divide con la famiglia Hunt. Byron la aiuta facendole trascrivere i capitoli del suo Don Juan, Mary lavora all’edizione delle opere del marito e ai propri scritti: in Albaro compone una poesia per il giovane amore perduto e il racconto Storia di passioni. A Genova dedicherà poi un altro racconto, Trasformazione, in cui la città è descritta come splendida, ricca di luce e di vigneti. Mary Shelley era giunta a Genova nell’autunno del 1822 con il figlioletto, dopo la morte in mare di Percy Shelley. Disperata aveva voluto lasciare Lerici, dove era vissuta con lui e altri spericolati inglesi. Su suggerimento dell’amico di famiglia lord Byron, aveva deciso di venire a Genova, dove lui voleva armare la propria nave per andare a combattere contro i Turchi per la libertà dei Greci. Così vivevano sulla collina di Albaro a pochi passi, nelle due case trovate da Mary, lei a Villa Negrotto, dove restò quasi un anno, lui a villa Saluzzo, in un tracciato lungo l’attuale via San Nazaro, che qualche decennio dopo Charles Dickens avrebbe percorso proprio sulle tracce dei poeti romantici inglesi e che anche noi faremo, leggendo brani della scrittrice. L’anno seguente, rientrata in patria, Mary vide rappresentato per la prima volta il suo Frankenstein in teatro a Londra. Due anni dopo, nel 1825, il dottore e la sua mostruosa creatura arrivavano in palcoscenico a New York: da allora il primo robot della storia – creato da materiale umano in laboratorio – non ha mai smesso di essere reinterpretato, al cinema e al teatro, dando vita a un filone fantascientifico che fa parte del nostro immaginario.
E’ NECESSARIA LA PRENOTAZIONE