Genova e le sue fonti

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Genova, ha sempre avuto uno speciale rapporto con l’acqua: oltre al mare, la città è disseminata fin dai tempi antichi di barchini, bronzini, cannoni, truogoli e fontane. Nell’antichità quando le case non erano ancora dotate di fornitura diretta, i cittadini attingevano alle fontane l’acqua necessaria all’uso domestico, per i propri animali, per dissetarsi, più raramente per lavarsi. La funzione primaria delle fontane era quella di rendere più facile e veloce l’approvvigionamento idrico e questo spiega perché molte di esse sono caratterizzate da una struttura semplice e snella, tuttavia i genovesi hanno realizzato anche fontane riccamente decorate, come per esempio quella di piazza Campetto, che oltre al putto che soffia acqua, lo stemma della città scolpito sulla base e le teste d’ariete ornanti la vasca circolare, possedeva sette getti d’acqua, quattro in alto e tre più in basso, in modo da facilitare l’approvvigionamento contemporaneo da più parti, in basso con i secchi a mano e in alto tenendoli in testa. Di norma il compito di prelevare l’acqua dalle fontane era affidato alle donne, tanto che nell’Ottocento era diventato ormai in tutto e per tutto un mestiere svolto dalle cosiddette “camallae d’aegua”, donne molto robuste per la maggior parte provenienti dalla zona di Montoggio. Ma quando si parla delle fontane genovesi si usano termini come barchile o barchî , parola di origine turca che rappresenta quell’ ornato di marmo con cui si adornarono le fontane artifiziali collocate a comodo dei cittadini in varie piazze della città. Nel centro storico nell’antichità erano diffusi anche i cannoni, tubi che versavano l’acqua nelle fontane e vasche pubbliche senza alcuna chiave di chiusura. Una volta decadutone l’uso, i vari cannoni in giro per la città vennero chiusi con tappi di piombo e successivamente eliminati. I bronzini, da qui il modo diffuso di dire l’acqua del bronzino, indicavano le fontanelle in giro per la città munite di rubinetti, i bronzini appunto, cioè una chiave per la chiusura.

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